Racconti

Ghino di Tacco e le terme

Il Duecento è il secolo della ripresa generale del termalismo. Un nuovo impulso riguarda anche San Casciano, che sfrutta il fatto di essere al centro di un importante sistema viario, che collegava Roma con il nord Europa. Questi, nel viaggio di ritorno da Roma, dopo aver portato al papa Bonifaco VIII il frutto della riscossione dei crediti della Chiesa francese, decise di curare il suo mal di fegato e stomaco (dovuto ai bagordi romani) con le acque termali proprio a San Casciano. Ghino, saputo dell’arrivo dell’importante e ricco personaggio, organizzò l’imboscata e lo rapì, senza causargli alcun male. Lo rinchiuse l’abate nella rocca di Radicofani, nutrendolo solo a pane fave secche e vernaccia. Questa dieta fece “miracolosamente” passare il mal di stomaco all’abate, il quale convinse il pontefice a perdonare Ghino di Tacco per l’assassinio del giudice Benincasa, nominandolo addirittura Cavaliere di San Giovanni e friere dell’ospedale di Santo Spirito, facendolo benvolere anche da Siena. Un episodio simile viene narrato in una novella quattrocentesca di san Bernardino da Siena. Ghinasso incontra «uno abbate grasso grasso», diretto al Bagno di Petriuolo al fine di dimagrire e guarire dal mal di stomaco. Dopo averlo preso in custodia, lo tiene alcuni giorni rinchiuso, dandogli solo fave e acqua fresca per i primi tre giorni. Successivamente aumenta la razione con del pane secco. Dopo la cura l’abate è guarito: Ghinasso lo interroga sulla cifra che avrebbe speso ai bagni e chiede al religioso la somma. L’abate, giunto a Roma, raccomanda Ghinasso a tutti coloro che abbiano un problema simile al suo. Ghino di Tacco è citato anche nei versi 13-14 del VI canto del Purgatorio della Divina Commedia.

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